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Le città ideali. Utopia e distopia
a cura di P. A. Rossi e I. Li Vigni
pagine 298
F.to 15.2 x 21.8 cm
Brossura con alette
EAN 9788898500369
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Il fil rouge che informa il volume è una frase di Paul Claudel: “Chi cerca di realizzare il paradiso in terra, sta in effetti preparando per gli altri un molto rispettabile inferno”, ovvero pone l’interrogativo se utopia e distopia, che nell’opinione comune sono avvertiti come termini antitetici, in realtà non nascondano un fraintendimento.
Come è noto il termine utopia indica il luogo bello ma irraggiungibile e per estensione il migliore dei luoghi possibili, laddove distopia indica un luogo del tutto spiacevole e indesiderabile.
Utopia dunque sta a indicare un mondo astratto, lontano dalla realtà, un mondo ideale che esiste nell’immaginazione di chi lo descrive e che aspira a farsi realtà a prescindere da criteri di razionalità; il problema sorge quando il progetto utopico tenta di realizzarsi nella realtà del presente applicando principi e regole non ricavati dalla realtà stessa ma costruiti a tavolino da chi progetta il mutamento. Infatti, così facendo, pur prendendo le mosse da una concreta volontà di progettare e realizzare una società perfetta fondata ex novo, si scivola in una sorta di fuga nel mondo dell’irrealtà che annulla non solo il valore dei dati storici, filosofici e sociali che animano il mondo reale, ma – fatto più pericoloso – la libertà e unicità dell’uomo nelle sue infinite sfumature. È qui che l’utopia scivola pericolosamente verso derive assolutiste e totalitariste, soprattutto quando pretende di modificare la natura umana attraverso l’educazione e la rivoluzione politica.
Ecco allora che l’utopia si ribalta suo malgrado in distopia, dal momento che la realizzazione del progetto utopico comporta un gravoso sacrificio: controllare ogni aspetto della vita umana a scapito della libertà dell’uomo cui si chiede di annullare la propria identità a favore del nuovo stato.
Il progetto utopico, nello specifico quello di una città ideale dove regna l’armonia e la perfetta felicità, rimane allora un bellissimo sogno, un sogno che può comunque alimentare la speranza di migliorare la realtà mantenendo la consapevolezza che la perfezione non è purtroppo del mondo degli uomini.